Speciale Funghi 2025

Tra tradizione e leggenda

Cerchi delle streghe: tra mito, micologia e mistero nei boschi dell’Insubria

Dai racconti contadini alle spiegazioni scientifiche, i “cerchi delle streghe” restano una delle meraviglie più affascinanti dei nostri boschi autunnali.

🌙 Dove danzavano le streghe

Per secoli, i contadini che trovavano un cerchio perfetto di funghi nel prato si chiedevano chi o cosa lo avesse tracciato.
La risposta era semplice, nel linguaggio del mito: le streghe.
Si credeva che in quelle radure, nelle notti di luna piena, danzassero in cerchio lasciando nel terreno il segno della loro presenza. In alcune zone dell’Insubria si diceva che sedersi al centro del cerchio portasse sfortuna, in altre che al suo interno crescessero erbe “magiche”.

🍄 La spiegazione scientifica

La micologia, però, racconta una storia altrettanto sorprendente.
Il “cerchio delle streghe” è la forma con cui cresce il micelio, la parte sotterranea del fungo composta da una rete di filamenti detti ife.
Ogni anno il micelio si espande verso l’esterno in modo uniforme, nutrendosi del terreno circostante. Quando le condizioni sono ideali (umidità, temperatura, suolo ricco di sostanza organica), i carpofori — i funghi che vediamo — spuntano in anelli perfetti.
Nel tempo, l’interno del cerchio muore o si impoverisce, mentre il bordo esterno resta fertile, creando il disegno visibile.

Il cerchio delle streghe in breve

  • Origine: crescita radiale del micelio fungino
  • Dimensione: da pochi cm fino a 10 metri di diametro
  • Specie coinvolte: Marasmius oreades, Clitocybe nebularis, Agaricus campestris, Lepista nuda
  • Effetto sul terreno: zone più verdi o più secche, secondo la specie

Alcuni cerchi possono durare decenni, spostandosi lentamente ogni anno.

🧙‍♀️ Nomi, leggende e curiosità

Il fenomeno è universale: in Inghilterra li chiamano fairy rings (“cerchi delle fate”), in Germania Hexenringe, e in Svizzera Hexenkreise. Nell’arco alpino lombardo, invece, si parlava di “balle delle strìe” (danze delle streghe).

Ogni valle aveva la sua versione:

  • in Valganna si diceva che chi attraversava un cerchio all’alba avrebbe sentito sussurri del bosco;
  • in Valsassina, che i cerchi apparissero dopo un temporale, tracciati dal fulmine e “attivati” dal tuono (da cui il proverbio “funghi dopo il tuono”);
  • in Val Cavargna si raccontava che la luna nuova “chiamasse” i porcini fuori dal terreno.
🌲 Il bosco come luogo di confine

Nell’immaginario contadino, il bosco era uno spazio di soglia: non completamente domestico, ma neppure del tutto selvaggio. Un mondo a parte dove vivevano presenze, spiriti e fenomeni inspiegabili. Oggi la scienza ci spiega quasi tutto, ma resta la poesia del mistero: quel legame invisibile tra terra, funghi e immaginazione che fa parte dell’identità dell’Insubria.

Mito o biologia, poco importa. Camminando in un bosco dell’Insubria, può capitare di trovarsi davanti a un anello di funghi perfetto.

Forse è solo scienza. O forse — come diceva un vecchio micologo del Campo dei Fiori — “è il bosco che disegna da solo le sue geometrie segrete e che non rivela volentieri i suoi segreti”.

📚 Fonti e approfondimenti
  • British Mycological Society, Fairy Rings and the Growth of Fungi, 2006
  • Alexopoulos, C.J. & Mims, C.W., Introductory Mycology, Wiley, 1979
  • Carlile, M.J. & Watkinson, S.C., The Fungi, Academic Press, 1994
  • Atlante dei miti e delle leggende della Lombardia, Ecomuseo Adda di Leonardo, 2015.
  • Tradizioni popolari ticinesi, Edizioni Casagrande, 1987

Le leggende e i proverbi citati derivano dalla tradizione orale insubrica e dai dialetti alpini lombardi e ticinesi, raccolti in studi linguistici e testimonianze locali.